domenica 5 settembre 2010

"ERA GIA' L'ORA..." Purgatorio, canto VIII - vv. 1 / 6

"Era già l'ora che volge il disio
ai navicanti e 'ntenerisce il core
lo dì c'han detto ai dolci amici addio;
e che lo novo peregrin d'amore
punge, se ode squilla di lontano
che paia il giorno pianger che si more..."




L'introduzione al canto si dice debba essere letta (i poeti del nostro risorgimento la sentirono in chiave romantica) nel clima religioso in cui si precisa l'ora della Compieta, l'ora che chiude l'ufficio divino, in armonia con l'inno "Te lucis" che intoneranno, dopo poco, le anime.

Il momento religioso si profila nell'accordo pieno che la nostra natura acuisce in quel punto; il sole è al tramonto e vi è un uomo che ha intrapreso la navigazione per la prima volta.

In quell'ora il cuore prova una tenerezza indefinibile, sia per le amicizie e le persone care lasciate, sia perchè sulla nave si ha il senso dell'esilio, di essere cioè un'anima distaccata dalla terra, in cammino verso una patria non conosciuta, e quella patria diviene qualcosa al di là dello spazio, ed a cui la mente pensa con nostalgia, richiamata alla verità spirituale dell'Oltremondo per tutto quanto suscita nel cuore il senso di una campana che suona l'"Ave Maria" e che si fonde, come una voce di pianto, al giorno che muore.

Nicoletta E. Stagi

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